Le aziende sono state protagoniste del rimbalzo del terzo trimestre ma ora ci sono nuove difficoltà da affrontare. Le priorità per l’immediato futuro sono: regole chiare per la gestione della cassa integrazione e un piano serio per il Recovery Fund. Andrea Dell’Orto, presidente della sede di Monza e della Brianza di Assolombarda vede così i prossimi mesi per le aziende brianzole.
I dati dimostrano che il rimbalzo dell’economia nella seconda parte del 2020 é dovuto principalmente al manifatturiero. Le aziende sono state sostenute a sufficienza nel periodo dell’emergenza? È come devono essere sostenute ora per continuare la ripresa?
Il nostro territorio ha radici ben salde nel manifatturiero che contribuisce al 27% dell’economia dell’intera provincia di Monza e Brianza. Questa forte propensione è sostenuta dai numeri: 8500 imprese che impiegano oltre 80mila addetti pari al 30% di tutta la forza lavoro provinciale. Un tessuto vitale che ha saputo reagire anche in questi mesi difficili. L’emergenza Covid ha spinto molte imprese a rivedere i propri piani di sviluppo e a ripensare i modelli di business. Se di rimbalzo si poteva parlare nella seconda parte di quest’anno, a fine ottobre, intravediamo un deterioramento della attività economica nel nostro Paese e in Lombardia. La ripresa iniziata a maggio ha di molto rallentato il suo avvio. Nella legge di bilancio vi sono misure che danno nel breve una risposta urgente alle situazioni di crisi, ma è necessario ragionare sul medio periodo. Valorizzare le politiche attive oltre agli strumenti di sostegno al reddito. Credo, prima di tutto che siano necessarie regole chiare sulla gestione degli ammortizzatori sociali. Le imprese brianzole hanno dimostrato di saper reagire durante la crisi economica del 2009 e anche ora, nonostante il lockdown dei primi mesi di quest’anno e l’attuale situazione d’incertezza, stanno dimostrando che, rafforzando i loro punti di forza, come la ricerca e l’innovazione, possano guardare al futuro.
Pensando anche al Recovery Fund la sostenibilità sta diventando una priorità per tutte le aziende, grandi e piccole. Quanta strada devono ancora fare le aziende brianzole da questo punto di vista?
Siamo di fronte a una nuova epoca, un contesto nel quale la sostenibilità condizionerà sempre di più le decisioni di investimento delle aziende e il modo stesso di fare impresa, diventando parte delle strategie e della governance aziendale. In questa direzione, il Recovery Fund ha vincolato l’utilizzo dei fondi all’adozione di piani di politica economica che contribuiscano a “transizione ambientale, a resilienza e sostenibilità ambientale, a transizione digitale, innovazione e sostenibilità”. Si tratta di un piano ambizioso che dovremo essere all’altezza di attuare perché se non sapremo sfruttare le risorse che l’Europa ha destinato al nostro Paese, il divario con i nostri vicini non potrà che aumentare e perderemo l’ennesima occasione per metterci al passo delle economie più virtuose. Le imprese brianzole di strada ne hanno fatta sempre molta, che siano grandi o piccole, hanno fondato la loro crescita sull’innovazione, sul saper fare, su quel “bello e ben fatto” che fa parte di noi imprenditori e che si traduce in prodotti conosciuti in tutto il mondo. Non parlo solo del design e del legno arredo, settore in cui la Brianza è leader mondiale, ma anche la meccanica di precisione e la componentistica legata all’automotive senza dimenticare la chimica e la farmaceutica. Sono certo che sapranno vincere anche questa sfida.
L’export è fondamentale per il rilancio post Covid. Quali sono le difficoltà che le aziende devono affrontare per continuare a essere presenti sui mercati esteri?
Le nostre imprese, ormai da anni si distinguono per la loro spiccata vocazione internazionale, con vendite all’estero che in dieci anni sono passate da 7,2 a quasi 10 miliardi di euro, in crescita del +34%. La gran parte del merito di queste performance va al manifatturiero che ha radici profonde nel territorio brianzolo. Secondo una rilevazione del Centro Studi di Assolombarda per il 2021 oltre la metà delle imprese di Monza e Brianza prevede un aumento del fatturato e il 40% prevede un fatturato stabile. Inoltre, entro il 2021 una azienda su 3 prevede di tornare ai livelli di ricavi pre-pandemia. Questo dimostra non solo reattività e fiducia per il futuro ma anche resilienza e capacità di competere sui mercati internazionali. Le imprese del territorio hanno sempre superato i periodi di crisi partendo dai loro punti di forza, uno su tutti la sua capacità di innovare, che significa ricerca, tecnologia, e la capacità di adeguarsi alle mutate esigenze del mercato. La Brianza ha da sempre quale leva di crescita e di sviluppo: il proprio saper fare, la propria tradizione manifatturiera, le proprie eccellenze.
Il virus ha cambiato il modo di lavorare nelle aziende, con dosi massicce, là dove possibile, di smart working. Cosa resterà di questi cambiamenti conclusa la pandemia?
In questi mesi le nostre imprese hanno applicato con grande responsabilità le misure previste dai protocolli condivisi. Sono le persone il bene più prezioso che un’azienda possiede, per questo la tutela della salute è al primo posto per chi fa impresa. L’attivazione e l’implementazione dell’uso dello smart working ha significato riorganizzare il lavoro e ripensare agli spazi. Grazie alle tecnologie di connessione si sono create nuove modalità di condivisione e di coesione, un passo importante che ha significato nuove opportunità di formazione e crescita professionale. Credo che la sopraggiunta necessità di cambiare il modello di impostazione del lavoro abbia innescato un processo di sviluppo volto all’innovazione e abbia favorito le responsabilità individuali.
Fonte: Il Cittadino