Secondo Andrea dell’Orto l’informatizzazione e la velocizzazione del processo di produzione dell’Industria 4.0 in ogni settore cambierà radicalmente i metodi di lavoro. A farla da padrone saranno sempre di più computer e robot?
“Con l’Industria 4.0 il nostro Paese potrà rafforzare la propria competitività nello scenario internazionale” afferma Andrea Dell’Orto. Milanese, una laurea in Ingegneria Gestionale, 47 anni, sposato con due figli e una grande passione per lo sport, è Vice Presidente Esecutivo della Dell’Orto S.p.A., azienda operante nel settore automotive, nonché Vice Presidente di Assolombarda con delega allo sviluppo manifatturiero, medie imprese e Industria 4.0.
Andrea Dell’Orto, quali sono i principali obiettivi del piano nazionale per l’Industria 4.0?
Andrea Dell’Orto: È un piano forte in cui i punti principali sono gli investimenti in beni strumentali legati all’Industria 4.0 che si affiancano al super ammortamento. Altra parte importante del piano è l’education, che il Governo si appresta a seguire con delle specifiche politiche.
Nel progetto come si conciliano produttività e innovazione con l’occupazione?
Andrea Dell’Orto: L’innovazione è insita nell’Industria 4.0 perché i vantaggi offerti dalla digitalizzazione sono ancora sottovalutati. C’è una grande possibilità di connettere gli impianti, di avere più dati, di cogliere opportunità legate all’internazionalizzazione. L’industria 4.0 è un progetto aziendale totale, che riguarda l’organizzazione, le funzioni, l’investimento sui fornitori, coinvolge l’hardware, il software, le strutture di rete, quindi è anche un diverso modo di fare impresa.
Per quanto concerne l’aspetto dell’occupazione ci sono visioni diverse. Con la digitalizzazione e l’automazione probabilmente ci sarà una tendenza a ridurre il personale su certe posizioni, ma è anche vero che si creeranno necessità di nuove “skills”, che dovranno gestire questi processi digitali e che probabilmente potranno incidere positivamente sul fronte della disoccupazione giovanile.
Il raggiungimento degli obiettivi prefissati potrà fermare la delocalizzazione e la deindustrializzazione della Lombardia e, più in generale, del nostro Paese?
Andrea Dell’Orto: Penso di sì. Andando a ottimizzare l’organizzazione dell’azienda, questa diventa non solo più produttiva ma anche efficiente e, quindi, competitiva, con una riduzione dei costi. Ritengo, inoltre, che aiuti a bloccare l’attuale fenomeno di delocalizzazione, cioè la produzione in un altro Paese che produce a costi più competitivi, per poi reimportare e commercializzare
il prodotto in Italia. Fermo restando il processo di spostare la produzione in altri Paesi per la conquista dei mercati locali.
È essenziale che al progetto convergano soggetti privati e pubblici (da una parte Assolombarda con i suoi associati e dall’altra la Regione, centri di ricerca, Università e Ministeri)?
Andrea Dell’Orto: Sì, è fondamentale. Poiché il capitale umano è l’attivatore delle tecnologie
del paradigma 4.0, bisogna lavorare in maniera sistematica con le Università e, parlo nel nostro caso, con la Regione. Altrettanto fondamentale, in tema di risorse finanziarie, è l’intervento del Governo e del Ministero da un lato, con i relativi incentivi e i finanziamenti europei, e di tutte le realtà private, cioè banche o fondi, dall’altro.
Assistiamo sempre più frequentemente ad acquisizioni da parte di fondi/gruppi internazionali di storiche aziende manifatturiere italiane. Questo fenomeno è legato a un ritardato processo di innovazione tecnologica?
Andrea Dell’Orto: Sì, sicuramente. La crisi ha creato una situazione molto complicata in alcune aziende che hanno cercato di ridurre i costi e gli investimenti. E quindi hanno fatto fatica a ricominciare e, quando il mercato è ripartito, si sono trovati un po’ indietro. Quando è stato il momento di reinvestire, qualche azienda non ci ha più creduto e ha preferito non rischiare. È stato un problema di fiducia. Adesso, per fortuna, vedo che c’è un’inversione di tendenza. Le aspettative sono tornate positive, forti dei risultati del 2016 e delle conferme per il 2017.
Come si colloca l’industria manifatturiera italiana nell’ambito europeo?
Andrea Dell’Orto: Siamo ben posizionati in termini di valore aggiunto. Abbiamo delle regioni, come ad esempio la Lombardia
e in particolare l’area milanese, la Brianza, Brescia e Bergamo, in cui il valore aggiunto sul Pil è circa il 27%. La media italiana è ancora al 15%, ma sicuramente grazie all’Industria 4.0 possiamo raggiungere obiettivi più alti. Il nostro posizionamento manifatturiero è ancora forte e sarà rilanciato sempre di più. Abbiamo ancora un grande patrimonio, anche se un po’ deteriorato dalla crisi.
In quali settori dell’industria italiana il processo di digitalizzazione è più evoluto?
Andrea Dell’Orto: Nel settore in cui opero, ovvero l’automotive, la digitalizzazione è più avanti, essendo un comparto produttivo che richiede una spiccata innovazione tecnologica. Un altro segmento molto avanzato è dello della chimica, avendo dei processi produttivi “a ciclo unico”. Qui il processo dell’Industria 4.0 ha già trovato applicazione.
Digitalic, 5-06-2017