A qualche giorno dalla presentazione prima a Bruxelles e poi a Strasburgo del Report Sulla Competitività UE di Mario Draghi, credo sia utile soffermarsi su alcuni punti. Almeno, andando nel dettaglio, su quelli legati all’ #automotive. Anche alla luce degli sconfortanti dati sull’ elettrico delle ultime ore che certo non possono passare inosservati nel computo delle considerazioni.
È condivisibile, in tema di #competitività, la preoccupazione legata al divario europeo, nell’automotive e non solo, rispetto a USA e Cina. Sul quale più volte mi sono espresso e che nel report, come in quella che è la realtà dei fatti, sappiamo essere collegato in parte a politiche climatiche comunitarie ambiziose, non adeguatamente supportate da una politica industriale settoriale.
Ma questo è solo uno degli aspetti ai quali nel citato report, per 10 punti chiave, vengono fatte altrettante proposte specifiche per l’industria automobilistica. Centrate a mio avviso, nei temi sicuramente. Ma che ritengo oggi meritino oltre che un’urgenza nell’ attuazione, anche una maggiore specificità e incisività nelle linee di intervento. Non è una critica. Il report nel suo complesso è un lavoro immenso.
Un’ analisi che tocca i diversi aspetti economici e sociali, cruciali per il nostro futuro. Avanzando proposte e raccomandazioni chiare. Ambiziose e condivisibili.
Documento che per sua natura, lo abbiamo visto, riapre finalmente, non solo tra i diretti interessati, il dibattito. Su quella che dovrebbe essere l’azione futura a livello comunitario.
Anche sul tema #impresa e automotive, dove la tempestività d’azione è essenziale. E i già citati dati, allarmanti, sulle immatricolazioni dell’elettrico ribadiscono quanto siano necessari interventi che cambino modi e tempi per raggiungere gli obiettivi prefissati.
A cominciare dal Regolamento #UE sulla CO2. Va rivisto nell’ immediato, senza ulteriori attese. Nel brevissimo termine fondamentale sarà considerare inoltre le emissioni globali prodotte durante l’uso della vettura (well-to-wheel) e pensare di rendere obbligatorio l’impiego di combustibili, benzine e gasoli, ottenuti al 100% da fonti rinnovabili. Entro il 2035. Obiettivo ambizioso e dagli investimenti significativi. Ma più sensato che continuare a dilapidare risorse UE nella ricerca di soluzioni che non possono trovare applicazione su vasta scala nel breve-medio termine.
In questo quadro la definizione delle emissioni sul ciclo di vita (LCA) può essere strumento, ancorché complesso, efficace.
Pare urgente inoltre intensificare gli interventi governativi per evitare acquisizioni ostili da nazioni extra-UE. L’estensione dei dazi in vigore, anche per le vetture con motori termici prodotte in dumping, è altro passo importante che andrebbe considerato.
L’industria europea va supportata. Anche nella difesa delle proprietà intellettuali. Evitando che paesi extra-UE acquisiscano ulteriore know-how da aziende europee.
In linea generale poi una più efficace sinergia in Europa fra settori che riguardano l’automotive, ma ne sono esterni, potrebbe costruttivamente poi portare a innovazioni significative. Al di là delle diverse logiche di funzionamento di questi settori.
Tante e mai come oggi essenziali sono le misure che si potrebbero e dovrebbero mettere in campo. È evidente che a livello comunitario serva una, forte e ampia, volontà condivisa sul tema.
Per quanto la sensazione avuta anche in questi giorni non pare sia stata proprio questa.
Criticità e interessi, che toccano anche importanti player europei, credo faranno però convergere quantomeno a una revisione delle regole e all’ adozione di misure che paiono inderogabili. Per l’Unione quanto per i singoli Paesi che la compongono.
In Italia fortunatamente questa consapevolezza c’è. Come recentemente ribadito in occasione dell’Assemblea pubblica di Confindustria sia dal Presidente del Consiglio Meloni, che dal Presidente di Confindustria Orsini. Consapevolezza sull’ emergenza, quanto sulla necessità di cambiare quanto imposto a livello comunitario e che ci ha portati all’ attuale stato delle cose.
Fondamentale in tal senso sarà il costruttivo contributo che anche tutto il sistema impresa e di settore saprà dare al riguardo nelle scelte future. Se saranno considerate e saranno quelle giuste ed efficaci, tra quelle proposte o caldeggiate, credo lo vedremo, negli effetti, già nel breve termine.
È necessario unirsi, non per stare uniti, ma per fare qualcosa insieme.
(Goethe)