Lo abbiamo tristemente vissuto in questi ultimi due anni e ancor più tristemente lo vediamo succedere in questi giorni. Lo scenario e le certezze di “ieri” ci mettono un attimo a diventare storia vecchia. Quello che accade a qualche migliaio di chilometri da noi è qualcosa che umanamente non può che far riflettere oltre che addolorare per la sofferenza estrema che porta.
Non mi inerpicherò in un’analisi geopolitica che non è materia sulla quale credo di poter dare il mio contributo, per quello ci sono certamente relatori più autorevoli e qualificati, ma vorrei semplicemente condividere con voi una riflessione e qualche domanda.
In una situazione che, ripeto, muta con una velocità ed imprevedibilità tale, da imprenditore ma credo valga per ognuno di noi indipendentemente dalle professionalità e dai ruoli, mi chiedo se siamo pronti ai cambiamenti che ci aspetteranno. Se le scelte appunto di “ieri” varranno per come lo scenario si modificherà domani e dopodomani. Certo suona come la domanda delle domande ma credo valga almeno la pena di provare a parlarne. Sappiamo quanto avere una “visione” sul domani sia fondamentale nel lavoro, nell’ impresa ed è quello che, anche se talvolta non proprio chiaramente, ci viene definito anche a livello di politiche comunitarie. In queste ore poi nelle quali la Commissione europea ha dato l’ok alla prima rata di finanziamenti per l’Italia da 21 miliardi di euro dal Recovery fund alla luce del raggiungimento dei 51 obiettivi previsti nel PNRR per il 2021, viene da chiedersi se sugli obbiettivi futuri non si debba intervenire con integrazioni e rimodulazioni. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nasce con lo scopo preciso di dare una risposta alla crisi pandemica. Ma è anche vero, oggi come mai, che quella che si sta delineando in Europa è una situazione che al pari della pandemia pochi o nessuno potevano prevedere. Una situazione che porterà inevitabilmente a dover rivedere le priorità e forse anche gli obbiettivi di carattere economico e comunitario se non vogliamo farci cogliere di sorpresa. Le politiche oggi più che mai devono tenere il passo degli eventi, anticipare se possibile e non inseguire. Perché in fondo essere resilienti è soprattutto questo. Saper accusare il colpo e ripartire. Il PNRR in tal senso può sicuramente rappresentare un valido strumento di ripartenza, ma va evidentemente “ridiscusso” alla luce della situazione attuale, della crisi dei mercati che si prospetta e delle priorità nuove e vecchie che emergeranno nelle prossime settimane. In tempi di cambiamenti così rapidi, a 360° gradi, l’immediatezza di risposta e il non farsi trovare del tutto impreparati per le economie europee può rappresentare un importante punto decisivo oltre forse che indispensabile per dare un segnale di vera, ulteriore, resilienza.