Per vincere la guerra alla disoccupazione e al precariato sono necessarie armi appropriate e una buona dose di munizioni. E il decreto legge “dignità” sembra esserne carente. Non solo, da un primo approfondimento emerge che proprio quella contro la precarietà rischia di essere la prima battaglia persa, perché le nuove regole appaiono poco utili rispetto al raggiungimento di questo obiettivo. L’incidenza dei contratti a termine sul totale degli occupati nel nostro Paese è infatti in linea con la media europea e il risultato potrebbe essere paradossalmente avere meno lavoro, non meno precarietà.
Confindustria ha già preso posizione in questo senso e dell’osservatorio privilegiato della Lombardia non può cambiare la valutazione negativa di questi iniziali provvedimenti.
Parimenti il tema delle delocalizzazioni appare affrontato con logiche punitive, ancorché necessarie dove si ravvedono comportamenti opportunistici, e misure dalla portata tanto ampia quanto generica. Prevalgono ancora incertezza e frammentarietà del quadro delle regole in cui ci troviamo ad operare, quando la necessità di abbassare il costo del lavoro e, ad esempio, di proseguire verso una maggiore semplificazione e snellimento burocratico è ormai irrimandabile.
Il tema del lavoro è centrale, sono le imprese a crearlo. Le regole del gioco devono favorire i processi di sviluppo in modo sussidiario, promuovere la competitività delle aziende, permettere di attrarre e sostenere nuovi investimenti, tenendo inevitabilmente conto anche di alcune innovazioni introdotte negli ultimi anni che hanno contribuito a innescare quella crescita nel mercato del lavoro descritta dai recenti dati ISTAT.
In un settore così dinamico e strategico come quello in cui opero ritengo necessario mettere in campo soluzioni per consolidare i positivi segnali che provengono del mercato. Per far questo è opportuno continuare a promuovere aggregazioni e reti d’impresa, favorire lo sviluppo della fabbrica intelligente e supportare gli investimenti in ricerca e innovazione. Questo dal mio punto può realmente permettere di vista di creare più opportunità di lavoro e di sviluppo.
Il Foglio, 04-07-2018