Con la discussione odierna e il voto nella giornata di domani della proposta sul Fit for 55% al Parlamento Europeo, si darà il via ad un processo che verosimilmente tra voto e passaggi al Consiglio Europeo, tra un paio di mesi almeno, porterà all’ adozione di misure che segneranno i destini dell’automotive e del suo futuro in ottica di transizione ecologica. Un processo certo necessario e dal quale è impossibile sottrarsi e anzi sul quale personalmente ho auspicato più volte un’accelerata affinché si arrivasse presto a regole e tempistiche definite. Il nodo vero a questo punto è capire che regole, che limiti e che impatto queste avranno sulle imprese italiane, europee al pari delle altre, ma che ad oggi rischiano di pagare un prezzo altissimo. Non stiamo parlando delle regole del nascondino, ci sono in gioco interessi miliardari che vedono tanti attori coinvolti ma che mi pare abbiano portato in questi mesi a non porre più al centro della discussione il prodotto, il veicolo per dirla in breve, ma mettendo ormai sullo stesso piano i ricavi dall’uso di infrastrutture e servizi. Una moltitudine di voci, che ha generato sul tema una situazione troppo sfaccettata che riflette in parte anche l’attuale complessità della governance dell’Unione Europea dove tra Commissione, Parlamento e Consiglio è difficile capire chi detenga realmente la guida e chi rappresenti il popolo europeo nella sua totalità, nessuno escluso. Credo nessuno sia contrario all’elettrificazione ma in questo processo che ci vedrà impegnati da qui ai prossimi dieci anni non credo sia pensabile tagliare fuori i combustibili sostenibili e gli ibridi, cosa che se accadesse, almeno in Italia, porterebbe a gravi ripercussioni sull’ esistenza dell’industria automotive. Sciolto il dilemma su chi e come si porteranno avanti in Europa gli interessi del nostro Paese auspichiamo che si proceda convintamente per la tutela e il rilancio del comparto automotive italiano per il prossimo futuro e di tutta la sua filiera. Un comparto che ha fatto e fa la storia di questo Paese e certamente saprà farsi trovare pronto alle sfide della transizione ecologica, ma senza azzerarsi del suo enorme know-how.
