Arrivati al giro di boa di questo agosto, nel vivo di una campagna elettorale che definire frenetica, un po’ per i tempi e un po’ per i modi, pare quasi un complimento, io continuo ad essere ancora moderatamente preoccupato. Nel mare di parole sentite e lette in questo mese non trovo ancora ad oggi un appiglio, una boa di positività che mi lasci quantomeno sperare per l’autunno. Pur cercando d’ignorare la spensieratezza estiva di taluni, fatta di giochi e giochini sotto l’ ombrellone e corse dell’ ultima ora tra simboli nuovi e rispolverati, ad oggi la pochezza sui contenuti, è qualcosa che ancora non mi dà pace. Forse ho aspettative troppo alte, probabile, però il livello generale fatto di continui botta e risposta agli attacchi di una parte all’altra e viceversa francamente non mi hanno mai appassionato e continuano a non interessarmi. La dialettica, che è o dovrebbe far parte della politica, credo sia altra cosa. Forse è ancora presto e magari ora che i simboli sono depositati, oltre a dirci chi vi ci si accaserà, ci diranno anche quali sono le idee che le animano e le proposte che li uniscono. Forse. Nel mentre, in questo ferragosto italiano, oltre che a farvi e a farci gli auguri (se ancora si usa in questa giornata) io un occhio sui gavettoni che improvvisi potrebbero arrivarci da qui all’ autunno prossimo lo tengo aperto. Perché una doccia gelata in agosto può essere anche piacevole, ma da settembre in poi ha certamente tutto un altro effetto.
Agosto.
Un mese senza orari, senza cose urlate, senza fretta, senza obiettivi.
L’assenza di quasi tutto. Ma la leggerezza e la gioia intorno.
(Fabrizio Caramagna)