La Dell’Orto (carburatori) propone se stessa come un caso di globalizzazione buona: ha costruito una grande fabbrica in India per vendere in quel mercato, ma non ha “delocalizzato”, o per dirla in parole povere non ha sbaraccato lo stabilimento italiano, anzi qui da noi ha assunto altri lavoratori. L’accesso all’India, deciso in piena crisi nel 2008, è stato utile a far crescere il gruppo e forse anche a salvarlo.
L’azienda nasce nel 1933 in Brianza. I tre fondatori mettono a punto i primi carburatori per i grandi nomi dell’industria motociclistica come Guzzi, Benelli e Piaggio. Dagli Anni 60 l’attività si allarga ai carburatori per auto. Nel 2008, anno della grande crisi del settore dei componenti per auto, Andrea Dell’Orto – guida dell’azienda e terza generazione imprenditoriale – decide di puntare sul mercato indiano e si lancia in grande stile nella produzione locale per le moto, per la Tata Nano e in seguito per le auto “low cost” della Renault. Nasce la Dell’Orto India pvt, con capitale 100% Dell’Orto. Oggi lo stabilimento di Pune impiega circa 120 operai e ha una produzione tutta destinata al mercato asiatico.
Frattanto l’Italia non veniva trascurata. Dal 2009 sono arrivati investimenti nello stabilimento di Cabiate e il numero dei dipendenti nel nostro paese è cresciuto fino a 350. Oggi la Dell’Orto fattura circa 80 milioni di euro, di cui il 60% è costituito da esportazioni. Il 2016 è l’anno migliore della sua storia, in termini di fatturato, margini e occupazione. L’azienda è anche fornitrice unica della centralina elettronica per la categoria Moto 3 e ha ottenuto circa 500 titoli fra costruttori e piloti.
Fonte – La Stampa, 06-03-2017