Andrea Dell’Orto. Per l’imprenditore meccanico le modifiche potrebbero aggiungere burocrazia inutile.
«Industria 4.0 è stato un grande volano per gli investimenti e un moltiplicatore delle tecnologie. La riconferma degli incentivi è di per sè una buona notizia» Andrea Dell’Orto, imprenditore e vicepresidente esecutivo del gruppo di famiglia, leader nella produzione di carburatori, è stato membro della cabina di regia del Mise che ha messo a punto il primo di Piano Industria 4.0. Conosce la materia per aver contribuito a plasmarla e per averla applicata nella sua azienda.
La rimodulazione degli incentivi la convince?
Premesso che per la valutazione completa bisognerà attendere il testo definitivo delle norme, la progressione dell’armortamento non mi convince del tutto.
Perchè?
Per due motivi. Il primo: si complica un meccanismo molto semplice, che ha funzionato proprio per la sua immediatezza. Due categorie di investimento, due livelli di ammortamento. Adesso bisognerà capire se gli investimenti si sommano nell’anno, se valgono singolarmente. C’è il rischio che si aggiunga burocrazia inutile.
Il secondo motivo?
Si dà un ammortamento più grande agli investimenti più piccoli per aiutare le imprese di minori dimensioni.
Il fine è nobile, ma c’è il pericolo che si ottenga l’effetto contrario. Se si guardano i dati di consuntivo del piano precedente, la grande maggioranza delle piccole imprese ha chiesto il superammortamento, il livello minore di incentivo. L’iper lo hanno chiesto in casi rarissimi, proprio perché hanno fatto investimenti più bassi.
Si ipotizzano voucher per i manager digitali a tempo. Come li giudica?
Sarebbe una misura azzeccata. Aiuterebbe le pmi che non possono permettersi specialisti digitali, soprattutto nell’avvio degli investimenti.
La proroga degli aiuti alla formazione è in bilico. Andrebbe prevista?
È la misura più importante per accompagnare lo sviluppo degli investimenti fatti finora. Non prevederla sarebbe un errore perchè si depotenzia l’intero Piano.
Se potesse aggiungere una misura, che cosa suggerirebbe?
Una forte deduzione delle spese per i servizi digitali di base, quelli necessari soprattutto alle piccole imprese: i cloud, i servizi pay per use, le piccole consulenze specialistiche. Una iperdeducibilità di queste spese sarebbe un forte moltiplicatore degli investimenti nel parco macchine.
Il Sole 24 ore, 28-09-2018