S’ha un bel dire, che a criticare son capaci tutti. Alle volte, è non criticare che diviene impossibile. Parliamo di Scuola: a due settimane o poco più dall’inizio, è caos più totale. Mascherine sì, mascherine no, mascherine forse. Banchi con le rotelle, separé sugli autobus, febbre misurata a casa, anzi no a scuola, ma anzi ( e rianzi) forse è meglio due volte: prima a casa poi a scuola. Ma solo all’entrata o anche all’uscita? Docenti col tampone o senza, terrorizzati dal rischio di responsabilità penali in caso di contagi, supplenti sui blocchi di partenza, videolezioni sì o forse no, mense a singhiozzo.
Se Elio e le Storie Tese non l’avessero già scritta, partorirebbero Italia sì/Italia no; ma il dramma, con tutto il rispetto per chi scrive musica, è che non siamo nella settimana di Sanremo. La sensazione è che questa estate abbia avuto la stessa funzione del Colosseo al tempo dei Romani: panem et circenses per addormentare la gente, facendo pressoché finta di niente, dandole un’idea di respiro dopo il lockdown, all’insegna del “tutti liberi”, senza curarsi di ciò che sarebbe venuto e sta puntualmente arrivando. A marzo ti davano 400 euro di multa se uscivi di casa senza il permessino versione aggiornata all’ultimo DPCM; a Ferragosto ballavi al Twiga cheek to cheek. Il Governo? Sparito. E il risultato è che i nostri figli non sanno cosa li attende. Perché a un imprenditore interessa la Scuola, si dirà? Elementare: perché a scuola ci vanno quelli che dobbiamo educare a costruire il futuro del Paese, ai quali non possiamo trasmettere questi sentimenti di incertezza e precarietà.
Il valore delle aziende che sorreggono l’economia sta sempre più nelle conoscenze e competenze che i giovani acquisiscono nel percorso scolastico. Ma non è solo tecnicismo nozionistico: come potranno assumersi responsabilità, quando sarà il loro momento, se l’esempio che hanno davanti è questo? E s’aggiunge il fatto che, col modello sociale che abbiamo costruito, i genitori di quei ragazzi hanno il dovere, prima ancora che il diritto, di sapere se e come organizzarsi nel caso fossero costretti a rimanere a casa qualche altro mese. Occorre che la Politica recuperi il coraggio di scelte responsabili, ma soprattutto chiare. FARE BENE E FARE IN FRETTA, l’ho già scritto, e insisto, perché il timore è che, tolto il costume da spiaggia o riposte le corde da ferrata, si torni indietro di mesi, nel medesimo clima di inconsistente indecisionismo, che guarda agli umori della gente piuttosto che al bene della popolazione. E occorre, anche, che la stampa la smetta di far cassetta distraendo le persone con notizie e argomenti di nessuno spessore: con tutto l’affetto e la stima che provo per Briatore, non credo che il “suo” Covid-19 meriti la prima pagina. A me interessa molto di più che tutti i bambini di Italia, sappiano quale autunno li attende.