In queste ore post voto o per meglio dire di non voto, per molti almeno, ho sentito e risentito nuovi e vecchi adagi con teorie più o meno credibili e scaricabarile di ogni forma e provenienza che ne spiegassero i perché e i per come di questo disamore degli elettori nei confronti delle “urne”. Io non sono un politologo né tantomeno ho l’ambizione di voler diventare un tuttologo da social. Di quelli che volente o nolente capita di leggere e sentire negli ultimi tempi. Sono un elettore, un imprenditore, come credo ve ne siano alcuni milioni in questo Paese. Fatte queste premesse, molto umilmente rilevo che tra le voci di queste ore nessuna almeno tra quelle che ho sentito abbia centrato appieno o affrontato doverosamente un punto. Quello delle istituzioni e di quanta fiducia vi sia ancora nelle persone che hanno o dovrebbero avere onere e onore di rappresentarle. Non penso ad entità astratte, parlo di persone. Credo che dietro a un NON voto così diffuso anche questa domanda andrebbe posta e possibilmente affrontata con una risposta credibile. Se questo è il sintomo di un amore che finisce tra l’elettorato e chi dovrebbe avere il compito di rappresentarlo credo che il problema sia più serio di quanto questa o quella percentuale possano significarci. E sia beninteso che ne parlo dopo le recenti elezioni regionali ma questo discorso si sarebbe potuto fare svariate volte nel corso degli anni. Indipendente da vincitori e vinti. Però dopo anni terribili e in un momento così cruciale forse proposte e risposte migliori ce le si aspettava. Da una parte e dall’ altra. Candidati ed elettori. Perché se poi il malcontento si sedimenta in sentimento di sfiducia, in astensionismo cronico, il rischio è che poi sui temi che ci coinvolgono venga a mancare, non dico una visione comune ma quantomeno ampiamente condivisa è forte. Una sfiducia che potrebbe portare poi tanti a muoversi in ordine sparso, guardando solo al proprio orticello, infischiandosene del resto. Mai come oggi sappiamo quanto ci sia, senza retorica, bisogno di fare sistema al di là del credo politico e di pensiero. Come credo non si possa fare senza il supporto delle istituzioni che in parte se non del tutto spetta a noi “plasmare” con le donne, gli uomini e le proposte migliori in quel momento. Una scheda bianca piuttosto che un non andare a votare sarebbe stato, un segnale diverso. Comunque non positivo nel suo significato, ma un segnale rispettabile. Non esercitare un proprio diritto e dovere è una resa incondizionata che alla lunga, prima o poi, potrebbe danneggiarci tutti.
