Il pacchetto “Industry 4.0” di Carlo Calenda sta iniziando a funzionare. Ed io (insieme ad altri esponenti del mondo confindustriale) sono lieto di aver contribuito alla sua elaborazione.
Tuttavia, va inteso come un primo passo, da arricchire e completare. Tra le aree di intervento c’è, a mio avviso, quella della premialità sul progetto.
A oggi si premia l’investimento nel bene strumentale ma non il progetto completo. E’ necessario lavorare in questa direzione introducendo misure di incentivo come il credito di imposta sui temi del 4.0. Un secondo passaggio (in ordine di elencazione, ma non certo di importanza) riguarda gli investimenti privati. Secondo un’analisi della società di consulenza Roland Berger, solo in Italia, saranno necessari almeno 60 miliardi di investimenti in dieci anni. La cifra sembra credibile. Bisogna studiare il modo di recuperarli, attraverso il sistema bancario o la costituzione di fondi di investimento dedicati di private equity o venture capital.
Terzo elemento, l’education. Occorre un piano preveda la formazione delle nuove figure professionali che saranno necessarie a Industria 4.0. Bisogna partire dalla scuola superiore con l’alternanza scuola-lavoro e arrivare a coinvolgere anche l’Università. Tutto ciò consentirà non solo di recuperare il gap tra l’Italia e la Germania. Ma anche di avviare collaborazioni fruttuose con la Germania stessa, soprattutto sulle tecnologie abilitanti, che vedono Berlino in prima fila.