Eravamo usciti di casa ai primi di Maggio pieni di paura e rimorsi. Poi, piano piano, abbiamo visto una parvenza di luce e di speranza. Ci avevano garantito: “mai più in questa situazione. Abbiamo 5-6 mesi per preparaci alla seconda ondata”. E invece ci risiamo, e per certi aspetti è peggio di prima.
Conte & Co., ci dicono i media, hanno discusso notti intere se i ristoratori italiani dovessero riposare 6 giorni (chiudendo la sera), e lavorare solo il settimo (a mezzogiorno). Nessuno mai aveva osato contraddire, in tema di alternanza lavoro/riposo, il buon Dio, che se di riposo si concesse solo 1 giorno, un motivo lo avrà pure avuto. Nemmeno Guccini in “Dio è morto” era arrivato a tanto. Perfino Carl Marx, secondo me, si sta arrotolando la barba, spiazzato da questa novella evoluzione del capitalismo, e preoccupato non più per il “giusto salario” della classe operaia, ma per il fatto che una classe operaia (quella dei camerieri) un salario (qualunque esso sia) riesca davvero ad averlo.
Ma come si può pensare che un’attività economica resti in piedi lavorando un giorno su sette? Qui, fuori dal Palazzo, siamo gente che lavora, poco poco, 5 giorni su 7, e assai spesso almeno 6, e già così, per molti, è dura. Qualcuno pare abbia osservato che i ristoranti resteranno comunque aperti al mezzogiorno, in quei 6 fatidici giorni. E’ un commento che alla miopia aggiunge l’astigmatismo: il mezzogiorno, in settimana, si servono i menù a prezzo fisso, quelli che aiutano ad andare (forse) in pareggio, e che in ogni caso sono già stati messi a dura prova (se non martoriati) dallo smart working. Per rendervene conto, fate un giro a Milano, così, giusto per gradire: MI-LA-NO, ho detto, non Morterone (con tutto il rispetto), e vedrete quanti esercizi sono rimasti aperti già nelle condizioni attuali.
Nessun giro di parole: questo Governo ha ammazzato un sacco di gente, in tanti sensi, i più diversi. Non pago, ora vuole eliminare del tutto una categoria precisa, quella dei ristoratori. O forse più d’una, perché anche le palestre e le attività associative dello sport dilettantistico non sono messe meglio (sì, è vero, all’aperto si può fare sport: ma siamo ormai a novembre, santo San Martino, e non è che puoi mettere le bambine col tutù in cortile a far danza a 4 gradi all’ombra, o no?). Sul turismo, lasciamo perdere: già sepolto da un pezzo (se al comma 4 del DPCM che hai firmato il 25.10.20 mi raccomandi di stare a casa, mi spieghi, Giuseppe, come faccio ad andare a Brera a vedere il Napoleone del Canova?). E il bello (anzi: la truffa) è che il lockdown (inutile sforzarsi coi giri di parole, Giuseppe, di questo si tratta) lo si impone ai ristoratori dopo avergli fatto spendere gli ultimi loro quattrini in presidi di sicurezza, fra plexiglas, distanziatori, gel igienizzanti e sanificatori dell’aria.
Insomma, Giuseppe & Co. non ne imbroccano una, ma restano in sella. Riempiono gli ospedali “normali” di pazienti Covid (tenendo chiuse, vedi Fiera di Milano, le strutture ad hoc create nella prima ondata coi soldi di noi privati), così gli altri pazienti (quelli malati di qualcosa che comunque li ammazzerà, se non curato) restano a piedi; non gestiscono la Giustizia, lasciando che i singoli Giudici se la sbrighino alla bell’e meglio, mettendo gli avvocati alla porta; decapitano l’Economia pezzo a pezzo senza un progetto, capaci solo di riproporre in salsa barbecue la vecchia Cassa Integrazione. Volete che le attività economiche funzionino a singhiozzo, perché non c’è alternativa? Bene: la prima cosa da fare è rendere elastico, ma drammaticamente elastico, il mercato del lavoro e il suo costo; lo aveva capito il Prof. Biagi, ma a quanto pare il suo assassinio non Vi ha purtroppo insegnato nulla. E badate bene: il problema dell’Economia non è tanto e solo quello del presente; la tragedia verrà l’anno prossimo, con un gettito fiscale straordinariamente ridotto, ma con uno Stato che sarà rimasto il carrozzone di sempre, uguale a se stesso, assetato e affamato di sprechi. Ma la soluzione, statene certi, l’hanno già in tasca, e sarà la patrimoniale, roba che Taxman dei Beatles è niente.
Però (perché c’è sempre un “però”), l’Istruzione deve andare avanti, e le scuole vanno lasciate aperte. Siccome vogliamo evitare gli assembramenti nei ristoranti, lasciamo che ogni giorno, per due volte al giorno, decine, anzi no, centinaia di persone si radunino davanti ai cancelli degli istituti: gli scolari che escono, i genitori che li accolgono (e sto pensando alla situazione più “sana”, ché se penso ad autobus e metropolitane, capite bene di quanto peggiora il quadro). Ma già che ci siamo, in questo afflato montessoriano del Governo, che m’ha conquistato all’improvviso, perché non incrementare il periodo di formazione didattica, e rendere obbligatoria la scuola almeno fino ai 35 anni? Sì, perché ‘sti ragazzi, che vogliamo far studiare in presenza a tutti i costi, ma soprattutto a costo di tutto e di tutti, quando avranno finito di studiare non troveranno un posto di lavoro neanche a fabbricarselo. Avranno chiuso tutti.
Commettere errori è umano ma perseverare è diabolico.