Dopo il voto sugli otto dossier legislativi del pacchetto “Fit for 55”, al Parlamento Europeo, non credo che ci si possa ritenere del tutto soddisfatti, almeno in Italia. Non entro nel merito anche perché azioni di questo tipo ci metteranno tempo a produrre i loro effetti, speriamo positivi. Ma una nota mi permetto di farla. In linea con quello che mi pare di capire essere anche il pensiero dell’Associazione dei costruttori di automobili europei (ACEA), in questo settore, qualsiasi regolamentazione a lungo termine che vada oltre questo decennio, almeno in questa fase di avvio, potrebbe essere prematura. Giusto pianificare e darsi obbiettivi ad ampio respiro, altra cosa è decidere le norme in vista del 2035. Già quelle al 2030, ripeto, non sappiamo che impatto avranno. Pensare di pianificare a tavolino tutti i futuri possibili pare al momento un azzardo, anche alla luce degli scenari economici attuali in rapida ed imprevedibile evoluzione, anche se solo pensiamo a cosa potrà succedere da qui a un paio di mesi, figuriamoci 13 anni. Bene darsi le regole e segnare la via, ma pensando ad un futuro alla volta, che non può decidersi tutto oggi, senza tener conto di come il percorso da qui al 2035 si, inevitabilmente, modificherà. Inoltre la decisione finale non dovrà essere il risultato solo di strumentalizzazioni “politiche” come mi sembra stia pericolosamente avvenendo. Tanto meno deve essere una decisione discriminante in funzione del valore e dei volumi di produzione del singolo veicolo, perché il vero obbiettivo non è la mera sopravvivenza ma è la riconversione e creazione di una nuova filiera italiana per la mobilità sostenibile.